sabato 11 ottobre 2014

Ostarie Furlane - San Vito al Tagliamento


Una vecchia falegnameria diventa il luogo ideale in cui far rivivere le tradizioni Friulane. A San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone ci siamo imbattuti in questo nuovissimo ristorante chiamato "Ostarie Furlane" dove , oltre alla bellezza degli spazi, il visitatore può apprezzare la bontà della cucina friulana. Una cucina semplice, fatta di sapori decisi e concreti come gli abitanti di questa terra. Non troverete patti elaborati ma piatti ben curati nella realizzazione e nella presentazione.
Il Ristorante si trova nel centro di San Vito al Tagliamento e non l'avremmo mai trovato se non fosse stato per il prezioso consiglio di un barman che ha capito subito che tipo di locale stavamo ricercando.
Qui è tutto piacevolmente semplice:  i tavoli, il menù , l'atmosfera da "rientro a casa dopo una lunga giornata di lavoro" , il servizio a tavola , ogni cosa al solo fine di far sentire a proprio agio i clienti, che diventano subito "amici" o viaggiatori a cui dare ospitalità
E ci riescono bene alle Ostarie Furlane a dare ospitalità. Il servizio è davvero attento ad ogni esigenza. Veloce e impeccabile. I prodotti sono rigorosamente a KM Zero e il vino è davvero buono ! 




Gnocchi al burro e ricotta affumicata

Zuppa di porri

Frico ( patate e formaggi)

Taccole e cipolla

Dolce tipico friulano
 
Osterie Frulane
Via Bellunello, 72
33078 San Vito Al Tagliamento
Telefono: 335.5279130

martedì 16 settembre 2014

Una settimana di gusto - Speciale Friuli Venezia Giulia

In realtà sono stati solo 5 giorni, ma credetemi valgono almeno per 10 !
Cominciamo una serie di post interamente dedicati alla nostra esperienza in Friuli Venezia Giulia, dove abbiamo scoperto un'Italia davvero indimenticabile, profumata e saporita ma anche cortese ed accogliente, con qualche piacevolissima sorpresa ed un incontro inaspettato!
 

martedì 9 settembre 2014

Mulino 18 a Tradate


Nella pausa pranzo di un lunedì mattina , uniamo l'utile al dilettevole e decidiamo di andare a mangiare al Mulino 18 di Tradate, in provincia di Varese.
Il Mulino 18 è un nuovissimo locale specializzato in piadine: le fanno per tutti i gusti e per tutte le tasche; dolci e salate; classiche e di "sperimentazione".
La piadineria nasce sulle ceneri di un vecchio consorzio agricolo e gode di un invidiabile spazio esterno dove poter gustare un'ottima piadina in tranquillità. Ottima la varietà di piadine e prezzi nella norma ( da € 3,50 a salire )
Unica nota dolente : sono davvero lenti durante la pausa pranzo !
Piadina scelta: Oltralpe , davvero buona !
Ordinato e speso : due piadine , una coca e una bottiglia d'acqua = € 13,00
 
 

Orchidea Selvaggia

Orchidea Serlaggia era un film di fine anni 80, idealmente venne presentato come la continuazione di 9 Settimane e Mezzo che tanto aveva fatto discutere e che oggi è entrato nella storia del cinema.
Secondo una leggenda dell'antica Grecia viceva un tempo assai lontano un giovane bello, aitante e focoso, Orchis, figlio di una ninfa e di un satiro. 
 

Dalla madre aveva ereditato l'eterea bellezza, dal padre una libido irresistibile. 
Durante una festa in onore di Dioniso, il giovine tentò di amare una sacerdotessa, certo che i suoi natali lo avrebbero reso impunibile anche agli occhi delle divinità.
Ma così non fu e Dioniso lo condannò, facendolo sbranare dalle sue belve. 
Gli dei impietositisi per la terribile fine di quel giovane bellissimo, vollero perpetuare la memoria di Orchis. 
Dai suoi resti mortali fecero nascere una pianta di raro splendore che nelle radici conserva ancora il simbolo della virilità che fu fatale al giovinetto. Nacque così l'orchis (=orchidea). Il nome tradotto dal greco significa "testicolo" e ricorda la forma degli organi ipogei di alcune specie di orchidacee. 



Secondo la leggenda dell'Epiro, c'era una volta Orchide, un giovinetto bellissimo, che all'inizio dell'adolescenza vide mutare progressivamente il suo corpo: inizialmente gli spuntarono due floridi seni, poi l'intera figura si modellò con curve sinuose che resero impossibile definirne il sesso.
 
Per questo suo particolare aspetto, ragazzi e ragazze lo sfuggivano, trovandolo così ambiguo e diverso da tutti: un ermafrodito.  Il suo stesso carattere iniziò a presentare lati dissonanti, talora timido e introverso, talaltra aggressivo e impudico, come le divinità dell'amore. Ben presto, tutto questo gli diventò assolutamente insopportabile. Decise, allora, di porre fine alle sua stessa esistenza, gettandosi da una rupe. 
 
 
 

Sul prato che vide il suo bel corpo infrangersi al suolo tra macchie e rivoli di sangue, qualche dio pietoso fece nascere d'incanto una miriade di fiori diversi, simili per la loro splendida originalità: le orchidee. A ricordo di quella tragica fine, ma forse, più semplicemente, perché nelle orchidee sono celati sia i segni della virilità, sia quelli della femminilità, gli efebi ateniesi portavano sul capo coroncine di orchidee intrecciate; così adornati e vestiti di bianco, colore simbolo della purezza, cantavano le lodi ai loro dei. 
Forse, a quegli stessi dei che avevano assicurato la memoria imperitura del bellissimo Orchide con quei fiori magnifici che conosciamo con il nome di orchidee. 
( tratto da www.giardinaggiosanfruttuoso.it)

A Varese fino a questa sera presso la Camera di Commercio mostra di Orchidee. Le foto in questo post sono state scattate questa mattina. Specialisti sono proni anche a fornire consigli e aiuti ed è possibile chiedere il rinvaso delle proprie orchidee con una piccola offerta. Alla mostra sono presenti anche produttori francesi.  Da vedere. Ingresso libero





domenica 7 settembre 2014

Santa Maria di Ferno


Ci sono giorni in cui ti accorgi davvero di vivere in un Paese senza eguali, un vero e proprio museo diffuso, nel quale dove volti lo sguardo trovi qualcosa degno di essere raccontato , fotografato e ricordato.
Chi poteva immaginare che a Ferno (Va) pressoché a bordo pista dell'aereoporto di Malpensa si poteva trovare una chiesetta tardo rinascimentale con affreschi di fine '300 con interessanti rappresentazioni dell'ultima cena, dei Santi Medici, San Rocco, San Sebastiano e molto altro, senza alcun ciclo unitario.
A pochi passi dalla chiesa, proprio adiacente alla linea di confine con l'aereporto, è presente anche una piacevole e attrezzata area pic nic con area gioco per bambini. 
Per info e foto :

venerdì 22 agosto 2014

Ci sono momenti...

Ci sono momenti che un uomo deve affrontare da solo e in silenzio, per poi condividerne il ricordo con gli amici...poiché non tutti capirebbero, solo i migliori è giusto che sappiano.
 
Ecco la mia dose di Porchetta calda calda accompagnata da una buona birra ghiacciata!
L'Abruzzo è anche terra di Porchetta e Campli ( Teramo ) ne diventa capitale indiscussa per quattro giorni all'anno.
 
 
 
 
 
 
 
La 43° edizione della Sagra della Porchetta italica di Campli si tiene dal 20 al 24 agosto. La manifestazione, attiva dal 1964, si svolge con la partecipazione di 10 maestri porchettai locali.
 
La 'porchetta italica', leggiamo sul sito www.porchettadicampli.it ), è definita così dopo che resti di maiale furono rinvenuti durante gli scavi della necropoli di Campovalano, con i suoi 3 mila anni alle spalle.  Dagli Statuti comunali di Campli, rinnovati nel 1575 per opera di Margherita d'Austria, si possono attingere numerose notizie sull'uso della porchetta. Ci sono ben due articoli che ne regolamentavano la vendita. La porchetta era un prodotto tutelato da qualsiasi contraffazione: per la sua realizzazione non si poteva usare altra carne, neanche quella di Verro o di Scrofa; la cottura doveva essere giusta (la porchetta poco cotta pesava di più e rendeva di più). I 'porci' non potevano andare per le strade della città eccetto quando “il padrone andrà appresso al porco” per rimetterlo nella stalla. In pratica i maiali dei camplesi si portavano a pascolo nei vicini alvei dei torrenti (dove si facevano anche abbeverare), nei boschi di 'macchia mediterranea' e nelle campagne a riposo. Di sera si riportavano nelle stalle dentro le mura della città fortificata, protetti da ogni possibile furto.
 
Mettetela in calendario!
 

domenica 17 agosto 2014

Colonnata , il lardo e lo zampino del gatto

Colonnata non ha certo bisogno di presentazioni perchè ormai il paesino di poco meno di 300 anime è conosciuto in tutto il mondo per il suo preziosissimo "lardo" di Colonnata oltre che per il marmo bianco utilizzato proprio per la conservazione del nobile salume. 
Frazione di Carrara, Colonnata si raggiunge in una decina di minuti affrontando però un percorso in parte ripido e tortuoso che si conclude appunto nella piccola piazza del paese.

Qui il lardo è quasi una religione, ogni famiglia produce la sua "razione" di lardo, ognuno ha la sua ricetta tenendo però sempre ben a mente il disciplinare di produzione di cui riporto un breve estratto.

Nome: «Lardo di Colonnata»
Prodotto ottenuto dai tagli di carne suina, proveniente da allevamenti situati nel territorio delle regioni Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Umbria, Marche, Lazio e Molise, corrispondenti allo strato adiposo che ricopre il dorso dalla regione occipitale fino alle natiche e che lateralmente arriva fino alla pancetta.
 



Le principali caratteristiche del «Lardo di Colonnata» sono elencate in appresso.
— Forma: variabile, indicativamente rettangolare, spessore non inferiore a 3 cm.
— Aspetto esterno: la parte inferiore conserva la cotenna mentre quella superiore è ricoperta dal sale di stagionatura,reso scuro dalle piante aromatiche e dalle spezie; può essere presente una striscia di magro. Nel complesso, il prodotto appare umido, di consistenza omogenea e morbida, di colore bianco, leggermente rosato o vagamente brunito.
— Profumo: fragrante e ricco di aromi.
— Sapore: gusto delicato e fresco, quasi dolce, finemente sapido se proveniente dalla zona delle natiche, arricchito dalle erbe aromatiche e dalle spezie usate nella lavorazione.

Come ben specificato nel disciplinare, Colonnata trae il nome dalla presenza di una colonia di schiavi impiegati dai Romani nelle cave di marmo. Dell'esistenza di questo tipo di colonie esistono molte testimonianze storiche e archeologiche. Non è escluso che risalga proprio all'epoca della dominazione romana l'introduzione sul posto delle metodologie di conservazione delle carni suine. È del resto accertato che i Romani conoscevano fino in fondo il ruolo importante rivestito dal lardo nella dieta di coloro che erano sottoposti a lavori pesanti. Gli stessi legionari ricevevano, come ci attesta il Codice Giustiniano, una razione di lardo ogni tre giorni.
Se volete maggiori informazioni sulla storia del "Lardo di Colonnata" e sul metodo di conservazione vi consiglio una lettura attenta del disciplinare di produzione cliccando qui.

Colonnata si presenta come un piccolo centro di pochissime anime, abitazioni in gran parte chiuse d'inverno per riprendere invece vita quando dalle Marine di Massa e di Carrara i turisti nelle calde sere d'estate i turisti invadono le vie del borgo. 
Ad ogni angolo le varie ( 4/5) "larderie di Colonnata". 
In verità si tratta di negozi di alimentari in puro stile "anni 50" dove accanto a  bucaneve, pasta del capitano e birra peroni regnano indiscussi i Salumi ( appositamente scritti con la S maiuscola).
Definirli salumi è un po come ridurre il valore di questi prodotti che nulla hanno a che vedere con il prodotto industriale che siamo abituati a vedere nei banchi dei supermercati. Qui si respira , oltre all'ottimo odore di lardo speziato, anche la tradizione di un paese di cavatori, dove la montagna la fa da padrona, dove si sono apprese e affinate le tecniche di produzione e conservazione del lardo accanto alle tecniche di lavorazione del pregiatissimo marmo bianco, ma ahimè a Colonnata si sente anche tanto silenzio.
Facendo due passi per il paese e scambiando qualche parola con chi ci vive ci si rende conto che in molti se ne sono andati, i giovani sono emigrati, spesso all'estero , rinunciando all'arte della preparazione dei salumi. Non la pensano così invece i gatti di Colonnata che invece hanno capito che qui si sta davvero bene. 

Duro il destino di questi piccoli e celebri borghi.

sabato 16 agosto 2014

Tameos a Sassa (L'Aquila)



Loro sono i giovanissimi imprenditori con la passione per i prodotti locali che a Scoppito , piccolissimo centro appena fuori L'Aquila, hanno da qualche mese aperto TAMEOS, piccolissimo ma accogliente locale dove la griglia la fa da padrone.
Esempio perfetto di innovazione e rispetto della tradizione, questa è la nuova casa dell'arrosticino (€0,80 cadauno) rigorosamente fatto a mano senza l'aiuto di alcun macchinario. Ottime anche le soluzioni per i sempre in aumento vegetariani che qui possono dare pace al loro appetito con un vegan burger (€6,00) o un classico panino pomodoro e mozzarella. Tra i burger il mio preferito è senza dubbio l'Abruzzese (€5,00) dove la salsiccia cotta alla griglia viene adagiata sul percorino grigliato: una vera delizia. Degna di nota la scelta di vendere dell'ottima birra artigianale a km ZERO della cooperativa Alkibia a cui sicuramente dedicherò un prossimo post. 


Per informazioni www.tameos.com
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