sabato 10 ottobre 2015

Come sopravvivere ad EXPO

Alle 10.00 del mattino l'ingresso di Expo di presentava già affollato
Alle 10.00 del mattino l'ingresso di Expo di presentava già affollato
Di Expo se ne è parlato tanto in questi mesi: evento mondiale o bufala planetaria?Anche io come qualche milione di persone ho deciso di andare a EXPO, in compagnia però di Brunella, mia moglie. Scelta azzeccatissima perchè senza di lei , e la sua bellissima pancia in attesa di sette mesi, la mia visita si sarebbe trasformata in un vero e proprio calvario. Ebbene sì perché andare ad EXPO può anche significare mettersi in coda, anche per più di tre ore, e aspettare pazientemente al freddo e al gelo, sotto il sole o sotto la pioggia, di poter visitare i padiglioni dei vari Paesi ospiti. Per donne in attesa o con bimbi molto piccoli, o per disabili e persone molto anziane è stata prevista una "corsia preferenziale" che ci ha consentito di visitare in una giornata quasi una trentina di padiglioni .
Il decumano, la via centrale di EXPO
Il decumano, la via centrale di EXPO
 "Nutrire il pianeta, energia per la vita” era il tema scelto per questa edizione di EXPO,  ma in realtà ad un visitatore "da una notte e via"  questo evento universale appare più come una grande e affascinante esposizione internazionale di architettura, design  e nuove tecnologie con l'immancabile  etnostreetfood.
Gli architetti di tutto il mondo si sono superati in costruzioni affascinati, futuristiche, hi-tech, tutte da fotografare, e già questo val bene una visita all'EXPO. All'interno dei padiglioni ad accogliere i visitatori  schermi più o meno grandi, rappresentazioni olografiche, sistemi di diffusione di suoni e odori tentano di far vivere o rivivere ai visitatori emozioni di paesi lontani.
Padiglione VietNam
Padiglione VietNam - canne di bambù ovunque per questa opera architettonica
Vale la pena fare una coda di 2 ore per vedere dei video stile cinema in 4 d ? o per giocare con enciclopedie giganti in stile ipad a 72 pollici ? La scelta è davvero soggettiva, ma sono queste le cose che colpiscono l'occhio del visitatore.
Padiglione della Turchia
Padiglione della Turchia - poca attesa per il padiglione aperto sui quattro lati
All'interno dei padiglioni infatti è la tecnologia a farla da padrona con schermi giganti in HD, video multimediali, Ipad maxi, giochi di luci e laser colorati. Il cibo , che doveva essere il protagonista, diventa uno dei tanti attori e talvolta, come nel caso dell'Uzbekistan, viene ridotto ad una comparsa.
Padiglione del Nepal
Padiglione del Nepal
Certo questo discorso non vale per tutti i padiglioni. Perchè qualche paese è riuscito davvero a mettere la tecnologia Hi-Tech al servizio della divulgazione delle tematiche EXPO,  accompagnando i visitatori in veri e propri viaggi alla scoperta delle tradizioni culinarie oppure delle varie tecniche di produzione o di sviluppo del settore agroalimentare, trattando di cibo ed illustrando cosa sta accadendo al sistema produttivo e distributivo. E così nel bellissimo padiglione Ecuadoregno (con istallazioni olografiche e diffusori di odori) scopriamo da dove proviene la maggior parte delle banane che invade i nostri supermercati e come vengono trattate prima della spedizione, oppure nel padiglione della grande Russia (dove è stato ricostruito un grande alambicco e una carrozza della transiberiana) con le sue varietà di grano, la produzione di caviale o dell'immancabile vodka, o ancora il padiglione del Quatar (con tavole imbandite e piatti collegati ad Ipad) e del Marocco (con il giardino delle erbe aromatiche e con le istallazioni interne).
 
da non perdere il padiglione dell'Ecuador
da non perdere il padiglione dell'Ecuador
Poca tecnologia ma tanta tradizione ( e artigianato che nulla ha per a che fare con il "nutrimento" ) nei padiglioni di Indonesia e Vietnam veri e propri tripudi di spezie e riso. Così come nei "cluster", padiglioni collettivi organizzati per identità tematiche e filiere alimentari. E' qui che il tema "Nutrire il Pianeta" viene trattato in modo diffuso e completo: cioccolato, caffè, riso, spezie. frutta, tuberi sono solo alcuni degli argomenti dei cluster, dove le code sono pressocchè inesistenti e dove trovano spazio numerosi paesi, spesso con esposizioni che risultano molto piacevoli come nel caso della Bolivia o del Sultanato del Brunei. Qui  si è colta appieno la vera essenza di EXPO.
bolivia - Copiabolivia4bolivia5
Racchiudere in semplice giudizio EXPO è davvero riduttivo. Senza dubbio andare ad EXPO è un esperienza da fare. Bella è l'atmosfera , belle le costruzioni, belle le tecnologie, ma rimane l'amarezza per non aver potuto comprendere appieno come le varie nazioni si pongano nei confronti di problematiche importanti quali la desertificazione, la scarsità di acqua potabile, le culture intensive e la fame.
Immaginando e sognando un viaggio dall'altra parte del pianeta queste tematiche forse potevano essere trattate in maniera più diretta ed immediata ma è altrettanto vero che "i grandi numeri", quelli che servono per ripagare i costi di una macchina enorme e costosa, difficilmente possono conciliarsi con un approfondimento tale da non apparire superficiale.
Andate quindi ad EXPO, mancano poco meno di 30 giorni alla chiusura, e andateci senza troppe aspettative per poterlo visitare al meglio.
Padiglione della Svizzera
Padiglione della Svizzera - quanto dureranno le nostre risorse ? Dipende da quanto la richiesta sarà "sostenibile"
 
hdr
Padiglione della Polonia - un padiglione di cassette della frutta
padiglione USA
padiglione USA
malesia
Padiglione della Malesia
 
Padiglione del Principato di Monaco
Padiglione del Principato di Monaco

Cosa mangiare e bere ad EXPO

Ed ecco qua il resoconto "culinario" della giornata ad EXPO. Perchè se è vero che EXPO è un evento pieno di contraddizioni come ho raccontato nel mio precedente post, è di certo però un luogo in cui è possibile mangiare di tutto ( o quasi ). A volte è questione di tasche, altre volte di coda...ma nulla è impossibile.
messico
Poichè l'offerta è enorme, mentre tempo e finanze sono limitate, mi sono fatto suggerire da chi all'EXPO ci lavora, un percorso niente male davvero.
Tacos
Tacos al pastor con achiote
 
Prima tappa - padiglione Messico: all'ultimo piano del padiglione fa bella mostra di se un giardino arredato con cura dove , in perfetto stile "vacanza sulla spiaggia" ho potuto assaggiare un Margarita old style preparato da mani sapienti messicane e un bicchierino  di Mezcal, un distillato simile alla tequila ottenuto però dalla sola parte centrale dell'agave e servito con sale rosso, il “sale del verme”, fatto con vermi dell’agave essiccati, peperoncino e sale. So che è difficile da credere, però è buono.
Seconda tappa - padiglione Messico: al piano terra, all'esterno del padiglione una coda mi indica la via verso uno dei luoghi più affollati di EXPO, dove vengono serviti i tacos al pastor con achiote, veri simbolo dello street food messicano.
Caviale e vodka
Caviale e vodka
Terza tappa - padiglione Russia:dopo aver affrontato l'impegnativo padiglione russo, prima di uscire ho trovato ad attendermi la ricostruzione di un vagone ristorante del treno che percorre la transiberiana.
russia1Interessante il paesaggio che muta con il passare del tempo grazie ad sistema di schermi e proiettori. Seduto in carrozza ecco arrivare il mio assaggio di caviale rosso, blini (molto simili a pan cake)  serviti con panna acida e due shot di vodka Beluga
Quarta tappa - padiglione USA: gli americani amano fare le cose in grande stile e a loro un semplice padiglione non bastava, quindi a fianco hanno realizzato una suggestiva "Food Truck Nation" dove è possibile mangiare alcuni dei migliori panini presenti in tutto EXPO. La super star è di sicuro il New England Lobster Roll ovvero il panino con l'astice del Maine.
Patatine olandesi
Patatine olandesi
Quinta tappa - padiglione Olanda: quali sono le migliori patatine fritte del Pianeta? Secondo alcuni quelle belga secondo altri quelle olandesi. Expo è l'occasione giusta per mettere alla prova i "patatinari" dei due paesi. Io rimango dell'idea che le patatine fritte olandesi siano imbattibili e ad EXPO ne ho avuto l'ennesima conferma
Sesta tappa - padiglione Korea del Sud: li avevo incontrati a Castiglione Olona dove mi avevano "introdotto" alle gioie del Kimchi. I giovani cuochi coreani saranno presenti fino alla fine dell'esposizione nel ristorante del padiglione con i loro piatti. Il Kimchi rimane una delizia per il palato.
Olanda vs Belgio quali sono le migliori patatine fritte ?
Olanda vs Belgio quali sono le migliori patatine fritte ?
zimbawe
Crocoburger
Settima tappa - padiglione Zimbawe: nel cluster dei cereali e tuberi si trova anche l'area espositiva dello Zimbawe, unico paese presente nei cluster dove la coda è forse più lunga di quelle dei padiglioni. Il motivo è la presenza del crocoburger e della zebraburger. Avete letto bene, coccodrillo e zebra ( che però durante la mia visita era terminata ). Di cosa sa il coccodrillo ? Carne bianca, consistenza simile più al pesce che non alla carne, il sapore è più simile invece al pollo.Soddisfatto ? No, né carne né pesce, ma sommerso di salse. Discreta invece la bibita al Baobab
lunga attesa per Crocoburger e Zebraburger al cluster Zimbawe
lunga attesa per Crocoburger e Zebraburger al cluster Zimbawe
Il Ramen a EXPO
Il Ramen a EXPO
Ottava tappa - area street food: dietro ai padiglioni di Angola e Brasile un angolo di Giappone con Zen Express dove è possibile assaggiare il Ramen. Niente polveri, e niente preparati ma gusto, originalità e freschezza. La ricetta è quella di Matsubara Tatsuya, uno degli chef specializzato nella preparazione del Ramen.
Zen Express - il Giappone in tavola
Zen Express - il Giappone in tavola
foodo1Nona tappa - area street food d'autore: all'ingresso di EXPO, vicino al Padiglione Zero ha aperto Food di Davide Oldani. Lo chef stellato ha rivisitato il risotto allo zafferano con una versione davvero intrigante, abbondante ( a dispetto di quanto si possa pensare) e accessibile a tutte le tasche.Per chi vuole osare poi c'è la versione con briciole di panettone e uvetta. Il costo non cambia.
foodo
A EXPO le proposte non mancano, ecco cosa offrono alcuni padiglioni (che però non ho provato)
AUSTRIA
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DAVIDE OLDANI

lunedì 7 settembre 2015

Kirà, che ristorante interessante

Una volta era il Sestante. Da qualche mese dalle sue ceneri è nato Kirà, anche se i proprietari ci tengono a precisare che si tratta di una realtà completamente differente. Hanno ragione perchè in effetti il Kirà è decisamente meglio ! 
La cucina espressa, un menù a kilometro zero , l'uso di prodotti freschi, l'attenzione al cliente ed una vista sul mare sono gli ingredienti scelti per garantirsi il successo estivo. Ma il difficile viene adesso, con la stagione estiva ormai giunta al termine. Ma le premesse per diventare un punto di riferimento  per quel tratto di costa che va da Martinsicuro a Giulianova ci sono tutte.

Abbiamo messo piede la prima volta al Kirà in una caldissima giornata di luglio per poi tornarci a fine agosto e notando con piacere come lo standard sia rimasto identico. I prezzi sono un po' ( ma solo un po') più alti dei ristoranti dei dintorni, ma la qualità è decisamente più elevata: non ci sono paragoni. Buone le porzioni e piacevole l'atmosfera ricreata dai colori delle pareti e dall'arredamento semplice ma elegante, con continui richiami alla cultura marinaresca.
L'augurio è che questo ristorante riesca ad affrontare come si deve la stagione autunnale e quella invernale. Noi non mancheremo di tornare a fare loro visita. Sostanza e concretezza nel rispetto del gusto e dei buoni ingredienti.


insalata di mare

uno chitarra con pomodoro fresco e crostacei


gnocchi di patate con pescatrice ( davvero buona )

orata con panatura di mandorle tritate

frittura - pesce azzurro, totani, gamberi e scampi ( ottima )

mille foglie ai frutti di bosco

Crema chantilly, mirtilli, frutta secca e cannella
cialda con frutta fresca su crema chantillly (golosissima)

Kira, lungomare di Villa Rosa - Martinsicuro (Teramo)










sabato 15 agosto 2015

Tortuga, era meglio l'isola dei Pirati

Questa volta non racconterò di acque cristalline, di cocktail esotici o di avventurosi incontri. Niente Caraibi insomma, perc
hè in questo post l'unico mare il questione è l'Adriatico e più precisamente quello che bagna la costa abruzzese.
Il Tortuga è uno dei tanti ristoranti che affollano il lungo mare di Villa Rosa di Martinsicuro, località vacanziera per coppiette e famiglie, dove è piacevole rilassarsi per qualche giorno.
La cucina è quella tipica di queste località, dove tutti i ristoranti prevedono spaghetti ai frutti di mare (con le varianti del caso per quanto riguarda il formato della pasta)  , mezze maniche allo scoglio, soutè di cozze e vongole , frittura di calamari e gamberetti (i più arditi inseriscono anche qualche alice e qualche soglioletta) e la grigliata di pesce. Ma del resto siamo al mare, qui ci si deve rilassare, si deve fare il bagno, prendere il sole e mangiare, possibilmente tanto. Ed ecco quindi la supremazia delle porzioni giganti rispetto anche solo ad un semplice "variazione sul tema".
Il Tortuga è uno di questi ristoranti, con una bella veranda all'aperto, con tanti posti a sedere e una cucina vacanziera  "senza infamia e senza lode" che dà esattamente quello che il cliente-turista-villeggiante chiede, pesce fresco incluso.
Ma nonostante questo preambolo, noi al Tortuga non ci siamo trovati per niente bene e vi spieghiamo perchè.
Ci mettiamo alla ricerca di un ristorante dove poter pranzare con amici in una calda domenica di luglio. Il Tortuga sembra fare al caso nostro: è a pochissimi metri dallo stabilimento balneare dove abbiamo deciso di "frollare", è raggiungibile a piedi ed ha tantissimo spazio all'aperto tale da soddisfare anche presenze extra large e poi all'ingresso fa inoltre bella mostra di sé un cartello con la scritta accattivante "pranzo veloce 12 euro - antipasto e primo" che semplifica molto le decisioni e velocizza le ordinazioni.
Io decido di optare per la formula "pranzo veloce" , ma il solerte personale di sala, scortese e imbronciato, mi avvisa che la formula non è valida per il sabato e la domenica e che il cartello, che per la verità all'uscita ho ricontrollato e che in minuscolo prevedeva l'esclusione della formula durante i fine settimana, è rimasto esposto dal giorno precedente per mero errore. Me lo auguro ! 
Ordino dei troccoli (tagliolini rustici di pasta fresca a grana ruvida) allo scoglio (tanto per cambiare), mentre il resto dei vacanzieri della domenica che mi accompagnano, da buoni maniaci della linea e devoti alla sacra religione del fitness, si gettano su delle insalate giganti, patate al forno ed un ever green della cucina estiva: l'insalata di mare. 
Il primo piatto ad uscire dalla cucina sono i miei troccoli che non fanno altro che confermare tutto quanto fin qui scritto. Attendo l'arrivo dei piatti dei miei commensali. Passano cinque minuti abbondanti e finalmente arriva l'insalata di mare, ma del resto nemmeno l'ombra. Decido, da maleducato quale sono , di non attendere oltre, la mia pasta si raffredda e poi nonostante i solleciti prima che arrivino le insalate e le patate passano altri 25 minuti cronometrati !
Sono cose che possono ( ma non devono ) capitare. Se vado a pranzo o a cena con degli amici mi aspetto di pranzare o cenare con loro, nè prima nè dopo. O aspettano tutti o non aspetta nessuno. Certo può capitare di non essere serviti tutti in contemporanea, sono disposto ad aspettare 3/4 minuti, 5 diventano già troppi, ma 25 minuti sono ingiustificabili,  soprattutto se ai solleciti di chi attende un'insalata ( quindi niente cottura, niente frittura, niente bollitura...niente di niente)  il personale di sala, freddo e insofferente, anzichè tentare di "mettere una pezza",  fa quasi spallucce attribuendo alla cucina ogni responsabilità. Ecco perchè al Tortuga per il momento di certo non torneremo.


l'insalata ritardataria

mercoledì 12 agosto 2015

Caldè, acqua cristallina e arte pop

Caldè (Castelveccana )sul Lago Maggiore
La mia conoscenza dei laghi varesini è un po' scarsa e soprattutto piena di pregiudizi. Essendo un amante del mare pensavo, errando, che il lago fosse un mero succedaneo (sostituto) pieno di difetti e pericoli, ma soprattutto lo vedevo come un ammasso di acqua più o meno ristagnante e maleodorante. Il Lago di Varese, che per me era solo "la Schiranna",  devo poi confessare aver contribuito non poco a formare questa bizzarra immagine nella mia testa. 
acqua limpida e cristallina
Ecco perchè quando mi sono messo alla ricerca dei luoghi suggestivi della Provincia i Varese, ho storto un po' il naso nel vedere che Caldè e le sue Fornaci costituiscono un "must" da vedere per chi vive in Provincia.
Acceso il navigatore scopro che Caldè, che in realtà è una delle frazioni di Castelveccana, si trova sulle coste lombarde del Lago Maggiore a metà tra Laveno Mombello e Luino. Da Varese arrivarci è davvero molto semplice, io ho seguito la via che dal capoluogo passa per Gavirate, Cittiglio, Laveno  e poi Caldè, in questa suggestiva strada provinciale che costeggia il lungo lago e che in una giornata di sole vi  farà dimenticare il capoluogo varesino.
Arrivati nella piccola Caldè le opportunità di posteggio non mancano ( o noi siamo stati molto fortunati ) così come non mancano le strutture per i turisti (affittacamere, bar e ristoranti) che si aprono sulla piazzetta pedonale. 

Per poter godere appieno del lago vi sono tre soluzioni: 
1) se fate parte della fortunata categoria a cui appartiene il mitico "commendator Zampetti" e possedete quindi una barca o un bel motoscafo.....taaaac gita sul lago e abbronzatura integrale.

2) se fate parte della categoria dei pigri poteve fermarvi alla darsena, la prima spiaggia grande ( e gratuita) che trovate di fronte al chiosco dei gelati.
3) se fate parte della categoria del "meno siamo e meglio stiamo" ma anche della categoria "wild" potete avventurarvi nelle vecchie Fornaci e scegliere di tuffarvi dal "relitto" architettonico oppure andare a scegliere una delle calette raggiungibili dal sentiero centrale che attraversa per intero le Fornaci. 
Per chi come noi non sa come ci si comporta al lago è consigliato portare scarpe comode poichè le spiagge sono di roccia, sassi e ciottoli e una bella crema crema protettiva perchè il sole picchia ma il vento ne smorza la percezione.
Le Fornaci sono quel che rimane a picco sull'acqua di una struttura industriale per la produzione della calce. Perfetta location per un  film di Spike Lee ( hey Spike, se ci leggi..chiamaci!  Devi assolutamente vederla), può essere un po' inquietante però con il sole, le risate dei bambini, la presenza di anziani, ragazzi e famiglie lo rendono un posto colorato, pericoloso per alcuni versi, sporco, ma con un suo fascino. Alle Fornaci il degrato urbano è divenuto arte. (Graffitismo, writing e stencil art: Banksy se ci leggi, anche tu come Spike chiamaci, è rimasto qualche spazio vuoto!) 
Le opere si sono sovrapposte nella finalità della street art, coprire opere pregresse con opere nuove per una continua evoluzione artistica.
Caldè è sicuramente una buona soluzione per chi vuole lasciare anche solo per qualche ora la vita cittadina e tuffarsi in uno spazio incantevole, suggestivo e "pop". 
Per capire cosa abbiamo cercato di descrivere, c'è una sola soluzione: andare a Caldè ! 

 














 - Bru & Cri - 
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I viaggi del Crillo - Appunti disordinati di viaggio

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